Società Filodrammatici, Associazione Zanoni, ANPI ed APC hanno recentemente promosso la commemorazione di Carlo e Nello Rosselli. Vale la pena ricordare che anche in terra cremonese i valori che i Rosselli hanno testimoniato – e quanto da loro intrapreso – ebbero un seguito con Giustizia e Libertà e col Partito d’Azione. Lo attestano vicende, arresti, persone negli anni del regime e poi nella Resistenza. Erano di Giustizia e Libertà e/o del Partito d’Azione Lionello Miglioli (che guidò la formazione partigiana di GL di Cremona e la intitolò ai fratelli Rosselli), Francesco Frosi (Presidente del CLN), Giulio Parietti (Prefetto della Liberazione), il partigiano castelleonese Serafino Corada, il nostro Mario Coppetti…
Nome di grande rilievo di un nostro conterraneo di Giustizia e Libertà è quello di Walter Federici: a lui è dedicata questa sintetica memoria. Infatti egli fu davvero esemplare nella attuazione di principi essenziali propugnati dai Rosselli: la spinta all’azione contro ogni “attendismo”, il lavoro per una confluenza unitaria delle forze antifasciste, il valore base della cultura per formare una nuova classe dirigente per una società libera e più giusta.Nato a Casalmaggiore nel 1921 e studente universitario a Firenze, già nei primi anni 40 è tra gli organizzatori in Toscana di un gruppo studentesco antifascista ispirato al movimento “Italia Libera”. Spesso torna a Casalmaggiore e qui prende contatti con giovani e conoscenti tanto che già prima del 25 luglio ‘43 ha avviato una rete atta a passare all’azione contro la dittatura. Nel maggio 1943 è tra i numerosi arrestati che il fascismo operò nelle fila di GL a Firenze ed in altre città. Con la caduta di Mussolini viene scarcerato e già il 29 luglio incontra a Milano il dirigente azionista Gasparotto e ne riceve il mandato di organizzare il Partito d’Azione nell’area casalasca, naturalmente in modo semiclandestino date le ambiguità del periodo badogliano. In agosto è chiamato sotto le armi come allievo ufficiale d’Aviazione a Padova. Con l’occupazione tedesca dell’otto settembre fugge con un gruppo di 17 commilitoni, portando tutti con sè le armi. Pensa già alla Resistenza e quelle armi e munizioni verranno nascoste nell’Isolone di Po tra Casalmaggiore e Viadana. Ha sempre mantenuto importanti contatti con Firenze, Milano, Parma ed ora è in prima linea nella creazione di una delle primissime Brigate partigiane, quella che copre l’area a cavallo del Po tra Casalmaggiore, Bozzolo, Viadana, Brescello e Colorno. Si chiamerà 1° Brigata Garibaldi Giustizia e Libertà ed in essa confluiranno elementi socialisti e comunisti, azionisti, laici, cattolici: dal medico dott. Giuseppe Paroni alla maestra Regina Ramponi, da giovani, che daranno la vita, come Giovanni Favagrossa e Sergio Arini, al forte rapporto con don Primo Mazzolari. La Brigata è già attiva dall’autunno del 1943: recupero armi degli sbandati, sostegno ai fuggitivi italiani ed alleati, sabotaggi ed altre azioni fino ad uno dei primi scontri a fuoco del nord Italia, ad Osacca di Parma nel Natale 1943.
Walter Federici ha compiti organizzativi e di collegamento (incaricato, tra l’altro, della organizzazione dei passaggi tra le due sponde del Po con traghettamenti notturni). Ma provvede anche ai materiali politici ed informativi di livello nazionale, li considera di primaria importanza per la formazione.
È collegato con Cremona, tramite Francesco Frosi, oltre che con Milano, Parma e Firenze. Proprio a Firenze a fine settembre ‘43 era caduto per alcuni giorni nelle mani della famigerata banda Koch, subendone le sevizie ma riuscendo presto fortunosamente a fuggire ed a tornare alla sua Brigata nel casalasco. Nel gennaio 1944 sfugge ad un grande rastrellamento UPI cremonese e mantovana, con perquisizioni casa per casa ed un centinaio di arresti. Scriverà in proposito successivamente il parroco di Cicognara, don Malinverno: “il 5 febbraio 1944 tre della questura entrano e perquisiscono archivio, cantina, salotto della radio, pollaio… nulla di nulla. (Poi) mi si mostra una fotografia di Federici di Fossacaprara…” In effetti, data l’importanza nella Resistenza ed i suoi collegamenti (sfogliando i documenti ci si imbatte in nomi come Riccardo Lombardi, Ferruccio Parri, Aldo Braibanti ecc.), egli è particolarmente nel mirino dello stesso Farinacci. Pesa su di lui una condanna a morte, si dirama la sua fotografia con una taglia di 100.000 lire, ordine di sparargli a vista se tentasse di fuggire qualora avvistato. Ci sono ancora arresti e Federici si sposta a Milano, nella cerchia di Ferruccio Parri. Ma il pericolo di cattura è elevato ed è costretto ad espatriare in Svizzera. Mantiene per il possibile i contatti e rientrerà nei giorni successivi alla Liberazione.
Scriverà don Primo Mazzolari in una relazione del 16.5.1946: “presi parte al movimento clandestino iniziatosi nel viadanese e validamente appoggiato in quel di Casalmaggiore dall’universitario Walter Federici di Fossacaprara. Mi incontrai più volte a casa mia col Federici Walter (…). Il Federici si salvò dalla morte con la fuga”.
Dunque una figura di prima grandezza per la storia cremonese della Resistenza e di Giustizia e Libertà che merita di essere studiata e ricordata.
Giuseppe Azzoni
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