Questo è il racconto di un piccolo episodio che però mi sembra degno di comparire sul nostro sito.
Durante la manifestazione del luglio scorso al Colle del Lys, mentre passavamo con la nostra bandiera ANPI di Cremona, una signora che gestiva il banco di un laboratorio artigianale locale ci disse che voleva parlare con qualcuno del nostro gruppo. Finito il corteo e deposti i fiori al monumento dei caduti, alcuni di noi andarono subito da lei. Ci disse che nell’inverno del 1945, quando lei non era ancora nata, i suoi familiari nascosero e curarono – col rischio che si può immaginare – per un certo periodo un partigiano cremonese della brigata di Deo che era stato ferito in combattimento vicino a Rubiana. Si stabilì tra loro un rapporto anche umano molto intenso, tale che quando lei nacque, qualche anno dopo, i suoi le misero come secondo nome Luciana: Luciano era il nome di quel partigiano. Sono passati anni ma a lei è sempre rimasto il desiderio di sapere chi fosse questo partigiano di cui porta il nome. Per farla breve, abbiamo scandagliato nell’archivio tutti i Luciano della 17a brigata Garibaldi della Val Susa ed abbiamo individuato quello che voleva sapere. Ci aveva dato l’indirizzo per cui glielo abbiamo subito comunicato, ci ha risposto ringraziandoci “con grande emozione”. Ed ecco la scheda che le abbiamo mandato.
Corsi Luciano (nome di battaglia “Figlio”)
Nato a Casalmaggiore il 22.2.1925, all’epoca ivi residente – operaio – 5 elementare.
Non aderisce alla RSI, già a fine 1943 contatta i partigiani di Casalmaggiore che formavano un gruppo della 1a brigata Garibaldi GL.
Si sposta in Piemonte dall’aprile 1944, prima nella 77a Brigata del comandante “Gatto nero” poi nella 17a brigata “Felice Cima” di Deo Tonani e Kiro Fogliazza (la brigata “dei cremonesi”). Il 6 novembre del 1944, in uno scontro nelle vicinanze di Rubiana, venne ferito gravemente alla mano destra (che rimarrà per sempre menomata) e leggermente alla testa. Viene nascosto e curato in zona fino a fine gennaio del 1945, poi torna a Casalmaggiore dove rimane nascosto fino alla Liberazione. Non può più combattere ma è attivo durante i giorni del 25 aprile, è uno dei giovani che vanno a mettere la bandiera bianca sulla torre del municipio.
La Commissione regionale riconoscimento qualifiche partigiane lo ha riconosciuto come “partigiano combattente ferito” (Milano, prot. 38580 del 17.1.1948).
Di lui parla Enrico Fogliazza nel suo libro “Deo e i cento cremonesi in val Susa” a pag. 18, 75 e 110.
Purtroppo è morto molti anni fa ancora giovane (Fogliazza nel suo libro ritiene anche in conseguenza di quel periodo di guerra).
Lo ricorda bene anche il presidente ANPI di Casalmaggiore, Giuseppe Rossi, che gli era amico.
(Giuseppe Azzoni)
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