Quel 1946 della Repubblica e della Costituente (7)
Gli elettori che il 2 giugno di 70 anni fa si recarono alle urne votarono sia per il referendum monarchia o repubblica sia per eleggere l’Assemblea costituente. Naturalmente identica la percentuale dei votanti: ben il 94%, degli aventi diritto. Nel cremonese furono tre i partiti che vi elessero propri candidati.La DC, con 80.395 voti, designò Giuseppe Cappi (28.474 le sue preferenze) e Ludovico Benvenuti (12.671). Il Partito Socialista con 67.646 voti elesse Ernesto Caporali (10.558 preferenze) e Pietro Pressinotti (9.725). Per i comunisti, che ebbero in provincia 50.164 voti, fu eletto Dante Bernamonti (11.902 preferenze). Diamo, per ognuno di loro, essenziali annotazioni e poche significative righe che li riguardano in quanto Costituenti.
Giuseppe Cappi era il più anziano dei cinque, quando fu eletto aveva 62 anni essendo nato il 14.8.1883 a Castelverde. Avvocato, vicino alle idee del vescovo Bonomelli, braccio destro di Guido Miglioli nel movimento delle Leghe Bianche (pur se su un versante più moderato), partecipò alla nascita del Partito Popolare di don Sturzo. Combattè al fronte e venne ferito nella prima guerra mondiale. Fu avverso al fascismo e denunciò le responsabilità del re in proposito. Durante il ventennio si ritirò a vita privata. Nella Costituente fece parte della commissione dei 75 che redigeva il testo per l’Assemblea. Venne rieletto nel 1948 alla Camera dove fu presidente del gruppo parlamentare dc. Fu membro del Consiglio d’Europa, segretario nazionale della DC nel 1949, per breve periodo operò come moderatore dei contrasti interni al partito. Dello stesso anno, nel pieno delle durissime lotte sociali nelle nostre campagne, fece un discorso al Supercinema che lo contrappose duramente alla Camera del Lavoro ed alle sinistre. Nel 1955 fu eletto nella Corte Costituzionale e ne sarà anche Presidente. Morì nel 1963. Si caratterizzò nella Costituente per la competenza e per l’acume giuridico su diverse tematiche (ed anche per l’insistenza – mediante emendamenti – perché i testi costituzionali fossero limpidi, precisi e stringati). In tema di religione ecco un brano del suo intervento del 12.4.1947. Non accetta il testo del comunista Laconi laddove dice “tutte le confessioni religiose sono uguali davanti alla legge”. Ciò perché allo Stato non compete valutare circa l’uguaglianza nel merito di una fede con un’altra. Allo Stato compete “che sia libero l’esercizio della confessione religiosa e che sia libero con parità, tanto per quella religione che raccoglie la quasi totalità dei cittadini, quanto per quelle confessioni religiose che raccolgono una infima minoranza. Questa è l’esigenza della libertà religiosa, che qualunque confessione abbia la possibilità di esercitare liberamente su un piede di uguaglianza con le altre la propria religione”.
Ludovico Sforza Benvenuti, discendente da nobile famiglia cremasca, era nato a Verona nel 1899. Nel 1946 risiedeva a Crema ed era avvocato. Anch’egli partecipò alla “grande guerra” e poi entrò nel Partito Popolare. Antifascista, nel 1944 era nel comitato clandestino che costituì la DC a Crema, già dal 1943 in contatto con ambienti e persone – Teresio Olivelli in particolare – che daranno vita alla Resistenza. Quindi fu nel CLN di Crema e regionale lombardo. Alla Costituente anch’egli collaborò alle istanze che redigevano il testo. Lavorò in particolare sugli articoli riguardanti i diritti dell’uomo e del cittadino, sulla politica estera e sul tema della guerra. Ricoprì poi incarichi di rilievo, parlamentari e governativi, sino a quello di Segretario generale del Consiglio d’Europa. Morì nel 1966 per un tragico incidente stradale. Così si espresse sull’art. 6 del progetto costituzionale il 17.3.1947: “abbiamo acquistato coscienza di nuovi diritti della persona umana, cioè di quelli che oggi chiamiamo diritti sociali. (…) I problema della redenzione delle classi proletarie: Redemptio proletariorum, espressione di un grande Pontefice. (…) la propietà è garantita ma essa assomiglia ormai più che ad un istituto di diritto privato, ad una cellula fondamentale d’una società solidaristica. (…) i diritti fondamentali dell’uomo (libertà della persona, di coscienza, di espressione, di associazione, di partecipazione alla vita politica) venivano proclamati come diritti originari della persona umana, non conferiti dallo Stato ma indipendenti dal diritto dello Stato, indipendenti dallo Stato come fonte di diritto. Ecco perché furono chiamati diritti naturali”. Ed è quanto Benvenuti vuole nella Costituzione repubblicana.
Ernesto Caporali è eletto costituente a 55 anni, era nato a Duemiglia nel 1891, da famiglia operaia. Lui era maestro elementare. Socialista ed antiinterventista, combattè nella prima guerra mondiale. Fu militante e dirigente sia del PSI (ne fu segretario provinciale ai primi del 900) che della Camera del Lavoro, che capeggiò fino al 1922. Subito dopo la marcia su Roma Farinacci lo mise al bando, dovette riparare in Francia, fu esule a Parigi fino alla Liberazione. Qui rappresentò i lavoratori italiani emigrati in Francia come segretario dell’”ufficio italiano della CGT”. Dopo la Liberazione rimise in attività la Camera del Lavoro di Cremona insieme al democristiano Formis ed al comunista Bernamonti. Eletto consigliere comunale, nel 1947 uscì dal PSI per aderire alla scissione di Saragat, ma non tolse l’appoggio alla Giunta di sinistra del sindaco Rossini. Morì settantenne, nel 1961, al “Soldi”, povero come sempre era stato. Alla Costituente intervenne sul diritto di voto degli italiani emigrati all’estero e – con grande anticipo sui tempi in cui questo tema diventò attuale – sul diritto alla obiezione di coscienza. “Obiettare vuol dire compiere un atto meritorio, condannando quello che la guerra ha di più crudele e di più orribile; vuol dire soprattutto negare la guerra. (…) gli obiettori di cosienza non devono confondersi con i disertori: essi chiedono di servire la Patria in umiltà, rivendicando il diritto di non tradire i principi spirituali ai quali sono legati dalle loro convinzioni umane. Tu non ucciderai: questo meraviglioso imperativo del Vangelo cristiano è stato troppo dimenticato perché non debba essere ripreso oggi da tutti coloro i quali, al di là di ogni credenza, ne facciano un simbolo di pace e di solidarietà umana”. Così Caporali nella seduta del 20 maggio 1947.
Pietro Pressinotti era il più giovane dei nostri cinque eletti essendo nato nel 1906, a Cremona. Si diplomò ragioniere. Fu tra coloro che misero in piedi, nel 1943, l’organizzazione del partito socialista e della Resistenza nel cremonese. Nel 1944 sfuggì all’arresto ed andò a dirigere l’organizzazione socialista di Como. Poi fu ispettore, per incarico del centro del partito, nell’area Piacena – Parma – Reggio. Con la Liberazione diventa segretario della Federazione di Cremona. Dopo la Costituente fu dirigente nel movimento cooperativo, consigliere comunale ed assessore. Morì nel 1967. Nell’Assemblea costituente intervenne sui fatti di Cremona (dure contestazioni del congresso dell’Uomo Qualunque e relativi pesanti disordini) del giugno ’46, in contradditorio con Scelba. Sulla Costituente ebbe a scrivere: “Epurazione è il grido delle masse lavoratrici dell’Alta Italia in questi mesi. (…) Si chiede l’applicazione di una severa giustizia nei confronti di tutti coloro che concorsero a creare il fascismo e l’abolizione di tutte le strutture erette da un cervello malato di mania imperialistica. Ricostruzione è la necessità urgente espressa da queste masse animate da un profondo sentimento di solidarietà nazionale. Dalla Costituente (…) sorgerà il governo dei lavoratori (…) uno Stato nuovo creazione autonoma dell’autogoverno delle masse”.
Dante Bernamonti nasce a Cremona il 10 marzo 1898. A 17 anni è segretario provinciale dei giovani socialisti, fa propaganda contro la guerra e per questo nel 1917 verrà condannato con Pozzoli ed altri giovani socialisti: subirà duro carcere fino a dopo la fine della guerra. Maestro elementare, nel 1920 è eletto in Provincia ed in Comune (dove sarà assessore alla Scuola col sindaco Tarquinio Pozzoli). Fu tra i fondatori del PCI cremonese ed appartenne alla corrente gramsciana. Venne duramente bastonato dai fascisti subendo fratture e commozione cerebrale, messo al bando da Farinacci riparò a Milano sotto falso nome. Scoperto ed arrestato nel ’33, subì 5 anni di confino a Ventotene. Partecipò poi alla Resistenza nel milanese, tenendo i collegamenti con Cremona. Nel dopoguerra fu assessore comunale all’istruzione e consigliere provinciale e comunale negli anni ’50. Fu segretario della Camera del Lavoro e poi dirigente del movimento cooperativo. Morì nel 1953. Alla folla imponente lo commemorò Umberto Terracini, che ne parlò in questi termini: “Io lo ricordo sui banchi dell’Assemblea costituente quando nel fervore delle discussioni si alzava e con la sua voce pacata, calma, serena (…) interveniva a porgere il consiglio, a suggerire la soluzione, modesto nel suo atteggiamento ma prezioso nella sua capacità d’opera e di azione. Egli stette con noi due anni e furono due anni di fervida collaborazione che gli procurarono il più profondo affetto dei suoi compagni di partito ma anche la stima, l’amicizia, il rispetto di coloro che pur militavano in altre fila”.
(A cura di Giuseppe Azzoni)
1 – 1946: Una ANPI prestigiosa, unita ed attiva
2 – L’epurazione (dal tribunale del CLN all’amnistia)
3 – Nei Comuni si torna a libere elezioni (è anche il primo voto per le donne)
4 – Togliatti a Cremona (su repubblica, religione e voto alle donne)
5 – Lotte, miseria, speranze del maggio sulle pagine del “Fronte Democratico”
6 – Il confronto nella campagna per il referendum istituzionale e l’Assemblea costituente
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