Il mio ex Presidente ANPI, Mario Coppetti, mi mostra un foglietto ingiallito rinvenuto riordinando delle carte. È una breve lettera scritta in carcere nel febbraio 1945 da Carmen Bonvini. La Bonvini, il cui nome abbiamo ritrovato nell’archivio dell’ANPI, poco più che ventenne partecipò alla Resistenza dal 1944, operando per il Comando unificato provinciale del CVL. Armando Parlato, nel suo libro sulla Resistenza cremonese, la qualifica come “di parte liberale” e lei cita, nella sua scheda ANPI, tra i suoi capi il prof. Paolo Serini che nel CLN rappresentò appunto quella parte.
Era il primo dell’anno 1945 quando militi fascisti piombarono a perquisirle la casa come sospetta “sovversiva”. Pochi minuti prima era stata avvertita che erano in corso perquisizioni ed arresti, aveva cominciato ma non aveva fatto in tempo a distruggere o nascondere materiali compromettenti. Lo racconta lei stessa in una testimonianza pubblicata nel 1996 dalla rivista “Cremona”. Venne immediatamente arrestata ed incarcerata in città da gennaio a marzo, poi tradotta nel carcere di Bergamo, dove venne liberata il 25 aprile dopo settimane di paura, pessime condizioni di vita, interrogatori e vessazioni. Nel carcere di Cremona, racconta in quella testimonianza, le condizioni erano un po’ più sopportabili. Ho ritenuto che la lettera, davvero significativa per i pensieri e la serenità che ne traspare, fosse meritevole di essere conosciuta. Pertanto eccola integralmente trascritta.In testa al foglietto si intravede il timbro “Carceri Giudiziarie di Cremona – È vietato inviare pacchi ai detenuti”. Appena sotto Carmen Bonvini scrive:
2.2.1945 – Carissimi, la permanenza qui è sempre oltremodo penosa per me togliendomi ogni possibilità di attività. Questo carcere è uno dei più eleganti credo, ciò nonostante la solitudine e l’ozio mi inselvatichiscono. Mi rimane sempre molto tempo da pensare e da meditare su argomenti miei, a volte mi piace questo, a volte cado in un collasso di tormento che urlerei. Sono completamente sola nella mia individualità e se ciò mi permette di fermarmi quanto voglio su quesiti che mi interessano, mi lascia purtroppo in uno stato di tristezza e di inquietudine. Sto leggendo la vita dei coniugi Curie (mandatomi da Mario) e ne provo sollievo e piacere. Lo leggo con tanto entusiasmo perché comprendo lo sforzo immane di queste due vite, anzi spiriti, tanto armonici in ogni campo umano. Anche la parte meno brillante ho gustato perché in certo qual modo la vita di Maria Curie risponde in molti punti alla mia. Non mi metto certo al suo confronto, nemmeno lontanamente, ma mi fa piacere leggere che qualcuno ha provato ciò che anch’io ho dovuto sopportare. Ringrazio Mario di avermelo inviato, se vi è possibile fategli leggere questa mia che esprime tutta la mia riconoscenza per il suo gentile pensiero. Anche la vita coniugale dei Curie mi entusiasma … certo non si incontra facilmente una tale coppia. Ad ogni modo sono sempre ferma nel proposito di rimanere indipendente. Spero di avere presto i libri di scuola. Vorrei anche sperare di vedere qualcuno di voi a colloquio, fosse solo per interrompere la mia isolata solitudine. Nessun contatto col mondo. Pare che sia denunciata a Bergamo, non so quando e se si partirà. Non lo vorrei. Mi fa paura il pensiero di essere qui figuriamoci così tanto lontano. Scrivete per favore più che potete.”
Così, con minutissima grafia per star dentro nel foglietto, termina la lettera di questa giovane antifascista cremonese.
Giuseppe Azzoni
(agosto 2014)
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