È stato recentemente approvato anche in Consiglio Comunale a Cremona un testo (integralmente riportato a parte) già approvato in numerosi Comuni italiani. In sostanza, la Mozione vincola l’Amministrazione Comunale a concedere sedi e spazi pubblici solo a chi sottoscrive una dichiarazione di lealtà alla Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista. La decisione è stata assunta con la sola astensione della Lega e di Fratelli d’Italia. Ora ovviamente bisognerà farla applicare e non sarà facile. Comunque un punto fermo è stato ribadito: chi si richiama a (dis)valori nazifascisti e razzisti non ha diritto di fare propaganda. Ve n’era bisogno? Da un certo punto di vista no, in quanto la Costituzione e due Leggi già lo vietano. Da un altro punto di vista sì, in quanto, in barba a Costituzione e Leggi, la diffusione di questi (dis)valori è ampia e bisogna pur tentare di porvi argine (non solo, certamente, con provvedimenti comunali ma approvando leggi ancor più severe e precise, che riguardino anche ad esempio la propaganda via social, e facendole rispettare). Mi sembra però già di sentire le obiezioni: così si vieta la libertà di parola! Anche i fascisti hanno il diritto di dire la loro! Ebbene, l’opinione personale è un conto, la propaganda un altro. Chi negherebbe (ed ha negato) ad altri il diritto alla vita non può fare come se nulla fosse successo e negare, ad esempio, o sminuire le deportazioni, le stragi, le torture, le camere a gas, i lager; o l’abolizione di qualsiasi libertà e di ogni diritto.
Ma esiste davvero il pericolo di un ritorno in Italia, in maniera massiccia, di ideologie e forze nazifasciste? Fino a qualche tempo fa, l’opinione prevalente fra commentatori e politici era che si trattasse di un fenomeno modesto, di alcuni vecchi nostalgici. Più folklore che altro, con commemorazioni ai cimiteri, saluti romani ed inni al Duce. E che fosse addirittura negativo parlarne, per non moltiplicarne il messaggio. Adesso, invece, ne parlano un po’ tutti! Il Direttore de “L’Espresso” (che apprezzo, peraltro) è arrivato a scrivere che “la voglia di fascismo…è indole italica” e che siamo un “popolo nato con la camicia (nera)”.
Ora, vorrei brevemente sviluppare alcune considerazioni.
1) A livello storico credo che i conti siano stati fatti. Il fascismo è stato un regime dittatoriale, brutale nel negare le libertà e nel perseguire gli avversari. Soprattutto negli anni della guerra, l’alleanza con il nazismo ha portato a crimini efferati che nessuno può dimenticare. Ed in effetti pochi negano questa realtà. La democrazia, con tutti i suoi limiti, è il sistema di gran lunga migliore che, grazie ai sacrifici di tanti, la storia ha costruito in una non grande parte del mondo.
2) Il fascismo nelle sue manifestazioni odierne adotta vecchi simboli ma li riempie di contenuti in parte nuovi e riesce a coinvolgere molti giovani. Non a caso i dirigenti di questi gruppi parlano di “fascismo del nuovo millennio”. Quali sono i contenuti? In parte i soliti: razzismo, antisemitismo, lotta agli emigrati, ai “diversi”, alla democrazia. In parte, però, nuovi: lotta per la casa (con relative occupazioni), lotta per il lavoro, contro la burocrazia, la corruzione, i privilegi. Contro l’Europa e per la riconquista di una sovranità nazionale. E’ questo “mix” che crea un pericolo, più serio ancora oggi che la situazione sanitaria ha aggravato una crisi economica già presente. Se si vuole un riferimento storico, potremmo cercarlo nel “diciannovismo”, nel confuso e rivoluzionario fascismo delle origini.
3) Chi sono i nuovi fascisti? Con stupore ci accorgiamo che vi sono operai, giovani, disoccupati. E che vi è un cerchio di simpatie più ampio della militanza. Il fatto è che la globalizzazione ha lasciato e sta lasciando molte ferite. Industrie trasferite lontano, economia finanziarizzata, piccole e medie imprese in difficoltà. Vita comunitaria e tradizioni travolte. È l’altra faccia di una globalizzazione che nessuno ha saputo o potuto gestire. Gli “esclusi”, quelli “lasciati per strada”, i “delusi” sono tantissimi. Ancor di più oggi, in tempi di pandemia.
4) Le Istituzioni che fanno? La politica che fa? Negli ultimi tempi l’attenzione di tutti è giustamente rivolta ai problemi della pandemia e della vaccinazione. La nascita del governo Draghi ha poi introdotto elementi di rassicurazione e fiducia. Ma politica ed Istituzioni sembrano come chiuse in un fortino, dove si parla di cose loro e si discute di come meglio difendere i vari interessi. E così assistiamo ad una banalizzazione quotidiana del fascismo, che si pratica nell’ignoranza della storia.
Che fare allora? La strada richiede tempi lunghi (che forse non abbiamo): un cambiamento, un rinnovamento profondo di politica ed Istituzioni. Un cambiamento che abbia un riferimento saldo nella nostra Costituzione. Sarà anche la più bella del mondo, la nostra Costituzione, ma pure la meno attuata! I Costituenti, ad esempio, furono attenti a non dissociare mai le libertà dalla giustizia sociale. Ora, negli ultimi vent’anni la forbice fra ricchezza e povertà s’è addirittura ampliata. I Costituenti insistettero sulla dimensione morale dell’agire politico. Raramente è stato così basso come oggi il livello di moralità pubblica. I Costituenti avevano in mente un sistema sanitario pubblico e di base. La pandemia ha rivelato una situazione diversa. Potrei continuare con altri esempi. Concludo dicendo che occorre tornare davvero alla Costituzione, ma per attuarla almeno nei suoi indirizzi di fondo (lavoro, ambiente, salute, scuola). Certo, è necessario un percorso ed obbligatoria è la gradualità per attuare obiettivi così ambiziosi. Ma importante sarebbe iniziare e procedere nella giusta direzione. L’apologia di fascismo è giusto che sia vietata e punita, ma il fascismo avrà poco spazio solo se la politica saprà riformarsi e riformare Stato e società.
Gian Carlo Corada
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