Archivio Categoria: storia - Pagina 8

Paolo Ferrari – da Cremona a S. Cristina di Valtopina (PG)

Intervento di Gigi Rotelli, sabato 3 ottobre 2015 a Santa Cristina di Valtopina (PG) in occasione della posa di una targa a ricordo di Paolo Ferrari, fucilato il 23 aprile 1944 (volantino)

Vorrei ringraziare tutti voi per aver custodito con tanta dedizione il ricordo di questo nostro ragazzo, così nostro come vostro, perché ogni partigiano che ha combattuto e amato la libertà è patrimonio di tutti senza distinzione di origini o provenienza.
Grazie per aver saputo interpretare al meglio l’universalità della Resistenza, bene di tutti anche di chi non ha condiviso e non condivide la ricchezza della Democrazia.
È soprattutto per questi ultimi che dobbiamo continuare a conservare la memoria della Resistenza, perché sono loro i primi a beneficiare delle libertà che ci sono state donate con il sacrificio di tutti quei giovani che hanno saputo dire basta al sopruso, all’ingiustizia, alla mancanza di diritti e di libertà, hanno saputo dire basta al fascismo. Continua »

Aldo Codazzi

In settembre 2015, uscendo dal Duomo di Cremona con mia moglie, mi sono imbattuto nella foto di Aldo Codazzi, cugino di mia mamma Tina Parmesani Gaboardi. È la stessa foto che abbiamo a casa e che ci ricorda tante cose. Mi vengono in mente fatti di vita quotidiana che vi segnalo.
Aldo era fratello di Velia Codazzi Alquati; figlio di Emilio Codazzi e Maria Crotti. Aveva due zii, Primo Crotti, detto Nino (che ha combattuto da eroe sul Carso nella prima guerra mondiale, e che piangeva tutte le volte che ne parlava) e Giuseppina Crotti in Parmesani, detta Gina, che era mia nonna materna. Mia mamma parlava spesso di Aldo, ricordandolo come un ragazzo pieno di vita, generoso, che tutte le mamme vorrebbero avere come figlio.
La sua generosità è testimoniata, in primis, dal fatto che decise di andare con i suoi amici partigiani a combattere il nazi-fascismo sulle montagne del Piemonte; fu catturato dai tedeschi dopo una battaglia sul Col del Lis ad Almese, vicino a Torino. Insieme a lui furono catturati altri quattro partigiani anche loro giovanissimi e portati a Carmagnola, dove furono fucilati. Oggi la piazza 5 Martiri ospita una lapide commemorativa alla memoria e all’onore di coloro che diedero la loro giovane vita per la nostra libertà! Continua »

Luciano Corsi, nome di battaglia “Figlio”

Questo è il racconto di un piccolo episodio che però mi sembra degno di comparire sul nostro sito.
Durante la manifestazione del luglio scorso al Colle del Lys, mentre passavamo con la nostra bandiera ANPI di Cremona, una signora che gestiva il banco di un laboratorio artigianale locale ci disse che voleva parlare con qualcuno del nostro gruppo. Finito il corteo e deposti i fiori al monumento dei caduti, alcuni di noi andarono subito da lei. Ci disse che nell’inverno del 1945, quando lei non era ancora nata, i suoi familiari nascosero e curarono – col rischio che si può immaginare – per un certo periodo un partigiano cremonese della brigata di Deo che era stato ferito in combattimento vicino a Rubiana. Si stabilì tra loro un rapporto anche umano molto intenso, tale che quando lei nacque, qualche anno dopo, i suoi le misero come secondo nome Luciana: Luciano era il nome di quel partigiano. Sono passati anni ma a lei è sempre rimasto il desiderio di sapere chi fosse questo partigiano di cui porta il nome. Per farla breve, abbiamo scandagliato nell’archivio tutti i Luciano della 17a brigata Garibaldi della Val Susa ed abbiamo individuato quello che voleva sapere. Ci aveva dato l’indirizzo per cui glielo abbiamo subito comunicato, ci ha risposto ringraziandoci “con grande emozione”. Ed ecco la scheda che le abbiamo mandato.

Corsi Luciano (nome di battaglia “Figlio”)
Nato a Casalmaggiore il 22.2.1925, all’epoca ivi residente – operaio – 5 elementare.
Non aderisce alla RSI, già a fine 1943 contatta i partigiani di Casalmaggiore che formavano un gruppo della 1a brigata Garibaldi GL.
Si sposta in Piemonte dall’aprile 1944, prima nella 77a Brigata del comandante “Gatto nero” poi nella 17a brigata “Felice Cima” di Deo Tonani e Kiro Fogliazza (la brigata “dei cremonesi”). Il 6 novembre del 1944, in uno scontro nelle vicinanze di Rubiana, venne ferito gravemente alla mano destra (che rimarrà per sempre menomata) e leggermente alla testa. Viene nascosto e curato in zona fino a fine gennaio del 1945, poi torna a Casalmaggiore dove rimane nascosto fino alla Liberazione. Non può più combattere ma è attivo durante i giorni del 25 aprile, è uno dei giovani che vanno a mettere la bandiera bianca sulla torre del municipio.
La Commissione regionale riconoscimento qualifiche partigiane lo ha riconosciuto come “partigiano combattente ferito” (Milano, prot. 38580 del 17.1.1948).
Di lui parla Enrico Fogliazza nel suo libro “Deo e i cento cremonesi in val Susa” a pag. 18, 75 e 110.
Purtroppo è morto molti anni fa ancora giovane (Fogliazza nel suo libro ritiene anche in conseguenza di quel periodo di guerra).
Lo ricorda bene anche il presidente ANPI di Casalmaggiore, Giuseppe Rossi, che gli era amico.

(Giuseppe Azzoni)

La tessera del fascio

Tempo fa pervenne, per il tramite di Franco Dolci, all’ANPI di Cremona un voluminoso pacco di carte vecchie ed assai consunte. Venivano da Gussola ed erano rimaste celate per decenni in chissà quale cassapanca… Erano le cartelle e schede personali di 135 iscritti al Fascio del paese (tutti maschi). Sono intestate PNF – Federazione dei Fasci di Combattimento della Provincia di Cremona – Fascio di Gussola e sono aggiornate fino all’estate 1943, quando Mussolini fu dimissionato. Non riportano pertanto alcun riferimento al successivo Partito Fascista Repubblicano. […]

La ricerca che ne ho tratto non attiene assolutamente all’individuazione delle persone; rigorosamente ho utilizzato solo iniziali (lasciando al caso se prima quella del nome o del cognome).
Questi frammenti di vita di un paese interessano per quanto ci dicono dell’ordinaria realtà durante il ventennio. Non abbisognano nemmeno di commenti, salvo qualche raro chiarimento. (vedi il testo completo)

Giuseppe Azzoni

25 aprile 2015

Il 25 aprile portiamo in corteo i volti di alcuni dei tanti caduti per la libertà. Abbiamo “incrociato” il nostro archivio fotografico e i nomi contenuti nel libro “Pietre della memoria. I caduti cremonesi nella Resistenza (1943–1945) Cippi, lapidi, monumenti”. Purtroppo non è stato sempre possibile trovare una corrispondenza certa, in particolar modo per le tante vittime di Cefalonia le quali, pertanto, qui e oggi non saranno presenti. Contiamo di aggiungere altri nomi e volti a questo elenco: Continua »

Renato Campi, 22 dicembre 1925 – 16 febbraio 1945

(cliccare sull’immagine per ingrandirla)

Mario Coppetti, Commemorazione di Renato Campi in occasione del 60° della sua fucilazione,
Sala dei Quadri di Palazzo Comunale, 19 febbraio 2005

Ricordo del partigiano Renato Campi nel 70° della fucilazione

70 anni fa, il 16 febbraio 1945, al “poligono del tiro a segno” in località Po (dove poi sorgerà la raffineria) venne fucilato dai fascisti il giovanissimo partigiano Renato Campi, nome di battaglia “Spifferi” (riconosciuto come “partigiano combattente caduto”). Riportò la notizia “Il Regime fascista” due giorni dopo come “Fucilazione di un disertore”.
L’ANPI lo ricorderà domenica 22 febbraio prossimo, alle ore 10.30, davanti al “tempietto partigiano” del cimitero di Cremona, dove è sepolto. [Data spostata dal 15 al 22 febbraio, per impraticabilità – causa neve – del cimitero.]

Era nato a Cremona il 22 dicembre 1925 in una numerosa famiglia povera di via Alfeno Varo, il padre Alfredo carrettiere, la madre Giuseppa casalinga. Era appena diciottenne quando, a seguito dei famigerati bandi di leva dell’Italia occupata dai tedeschi, venne arruolato nella Guardia Nazionale Repubblicana. Ma non voleva proprio servire il nazifascismo e già nel luglio 1944 fuggì sulle montagne piacentine, nella zona di Vigoleno, dove entrò nella 62a Brigata Garibaldi “Luigi Evangelista”. A seguito del tremendo rastrellamento tedesco del gennaio 1945 rientrò clandestinamente a Cremona dove però venne individuato e preso dai fascisti. Fu torturato nella famigerata sede dell’UPI, la villa Merli di Viale Trento e Trieste, con scosse elettriche e sevizie. Al processo agli aguzzini, che si tenne nell’aprile ‘46, la sorella riferì che lui le disse in quei frangenti: “preferisco la morte” e che poi, sul suo cadavere, risultarono evidenti le cicatrici delle torture. Resistette agli interrogatori e venne condannato a morte dal fascio di Cremona. Scrisse una commovente lettera al padre: “Caro papà, sono qua ancora poche ore e poi dovrò morire…” Volle andare a piedi al luogo dell’esecuzione, dove ebbe l’incredibile forza di ironizzare esclamando, davanti al cartello “Vietato l’ingresso agli estranei”, “allora io qui non posso entrare!”. Si è saputo che morì dicendo “viva l’Italia” dopo aver rifiutato di essere bendato.

La mattina che a Pozzaglio fu ucciso Luigi Ruggeri, il partigiano “Carmen”

Testimonianza ricordo di Serenella Grioni, raccolta per appunti e con registrazione audio da Giuseppe Azzoni e Giorgio Carnevali il giorno di giovedi 25.9.2014 in casa Tadioli a Borgo Loreto, Cremona.

Adesso ho 86 anni, ne avevo sedici quando uccisero Luigi Ruggeri a Pozzaglio. Senza volerlo fui presente al fatto… Ogni tanto mi viene in mente… ancora adesso mi agita… Ieri Tadioli mi ha detto se volevo parlarne con voi, così stanotte non riuscivo a dormire.
Io nel 1944 ero coi miei a Pozzaglio, sfollata per via dei bombardamenti da Cremona, dove abitavo a Borgo Loreto come adesso. Lì a Pozzaglio di giorno stavo in una cascina vicino alla chiesa e di notte dormivamo nella casa dove c’era il fornaio.
La mattina di quel 24 settembre del ’44, saranno state le sei e mezzo o giù di lì, andavo da casa verso i campi in compagnia dell’anziana suocera di una mia zia… No, non andavamo a lavorare, è che per come eravamo messi da sfollati, la mattina appena svegliati per il primo posto dove c’era da andare si andava nei campi vicini… Passavamo proprio dalla curva della strada di Pozzaglio dove adesso c’è la lapide. Continua »