Nasce a Cremona il 3 aprile 1919 (da Archimede e Regina Morandi), residenza in via Malombra 5, viuzza nel cuore di Porta Romana che sfocia in piazza S. Michele. Sarà operaio vulcanizzatore e impiegato. Muore, compiuti da poco i 26 anni, in Cremona “per ferita da arma da fuoco” il 26.4.1945.
Nel PCI clandestino, entra nella Resistenza nell’estate del 1944. Raggruppa e comanda una SAP che fa parte della IV Brigata del Raggruppamento garibaldino “Ferruccio Ghinaglia”. Il Raggruppamento (poi 188a Divisione Garibaldi) fu avviato, su incarico del CLNAI, da Arnaldo Bera, con cui collaborò Luigi Ruggeri “Carmen”, quindi ne fu il comandante Roberto Ferretti. La IV Brigata, operante nella città capoluogo, fu inizialmente al diretto comando di Luigi Ruggeri “Carmen” poi – dopo la fucilazione di “Carmen” nel settembre ’44 – il comandante fu Giuseppe Ughini. Il commissario politico era Ugo Bonali, ed è da lui firmato il rapporto sulla organizzazione e l’attività della brigata scritto subito dopo la Liberazione e depositato nell’archivio ANPI (oggi in AS di Cremona) dove c’è anche una scheda su Ghidetti.
Dal rapporto, che fotografa la situazione al dicembre 1944, apprendiamo che la IV Brigata aveva due battaglioni, il primo era al comando di Vladi Marabotti con Libero Scala come commissario politico, il secondo era al comando di Bruno Ghidetti (commissario Renzo Sozzi). Il battaglione di Ghidetti contava circa 160 armati, suddivisi in 8 squadre SAP: tra i loro dirigenti leggiamo i nomi di Davide Susani, Lino Bassi, Gildo Furlani, Antonino Assumma…
Questa brigata fu protagonista, coordinandosi con le altre forze del CLN – CVL, della insurrezione e conseguente liberazione della città. Bruno Ghidetti partecipò in prima persona, quindi, alla elaborazione e poi alla esecuzione dei piani insurrezionali. E fu uno dei 16 caduti della IV Brigata delle “Ghinaglia / Garibaldi”. Brigata che, subito dopo la sua morte, venne proprio a lui intitolata.
Egli partecipa personalmente alle azioni più rischiose. Fa parte del “commando”, composto da lui, Percudani, Bonali e Fanetti, che si nasconde nella notte del 24 aprile nei sotterranei della caserma fascista di via Colletta e che, con un colpo a sorpresa, procurerà all’alba armi decisive, proprio quelle della caserma, per gli insorti della Liberazione.
Egli lascia la vita nell’azione che avviene proprio nel giorno della insurrezione di Cremona, il 26 aprile 1945, e che troviamo descritta su “Fronte democratico” del 29 aprile e del12 maggio 1945. Cinque squadre della sua brigata si concentrano a Bosco ex parmigiano da dove partono per perlustrare la strada e relativa campagna fino alla città: in effetti catturano alcuni militari tedeschi che si arrendono subito consegnando le armi. Appena giunti in città due delle cinque squadre devono tornare indietro perché “in una cascina di fronte alla Madonnina di via S. Rocco” permaneva un covo di fascisti armati di mitra e bombe a mano delle Brigate nere. Al comando di Ghidetti le due squadre si uniscono ad alcuni partigiani già presenti sul posto e circondano la cascinetta. Alcuni degli armati fascisti erano nascosti tra le piante appena fuori la cascina e pare che proprio da loro parta la raffica di mitra mortale che colpisce Bruno Ghidetti mentre esce da un fossato (sul lato cascinetta Savi, scriverà poi Armando Parlato) accingendosi a guidare l’attacco al cascinale di S. Rocco.
Nel primo anniversario della morte, “Fronte democratico” del 25 aprile 1946 scriverà che gli è stata conferita una “medaglia d’argento alla memoria”, che il giorno successivo verrà celebrata per lui una messa nella chiesa di S:Michele e verrà posto un cippo con una croce sulla strada presso il luogo ove Bruno Ghidetti venne colpito a morte. Indi i compagni dell’ANPI e gli amici “del bar Granatiere” porteranno un cuscino di fiori sulla tomba nel cimitero.
Il PCI cremonese intitolerà al suo nome una delle più importanti sezioni della provincia, quella di Porta Romana della città capoluogo.
(A cura di Giuseppe Azzoni, aprile 2016. Notizie in Fronte Democratico, Archivio ANPI, “La Resistenza cremonese” di A. Parlato, “Pietre della memoria”, “Fuori dalla zona grigia” editi da ANPI Cremona)
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