Pubblichiamo la lettera di Ennio Serventi, Presidente del circolo cittadino dell’ANPI, al direttore de La Provincia
Egregio Sig. Direttore,
abbiamo letto, sul giornale da Lei diretto, la bella cronaca della cerimonia svoltasi venerdì u.s. alla caserma “Col di Lana” in occasione della nuova sistemazione delle lapidi militari precedentemente raccolte nel piccolo parco delle Rimembranze alla caserma Manfredini ormai dimessa. Pur non espressamente invitati dalla Associazione d’Arma che ha curato l’organizzazione dell’evento, noi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, non potevamo essere assenti. Gentilmente accolto al cancello della caserma dall’ufficiale addetto al ricevimento degli ospiti, da questi cortesemente intrattenuto ed accompagnato per tutto il largo viale fino al luogo dedicato, ho assistito allo svolgersi della semplice e commovente cerimonia onorata da un picchetto di soldati, uomini e donne, che ringrazio. Ho ascoltato le parole dei Comandanti, con i quali, alla fine della cerimonia ho avuto il piacere d’intrattenermi brevemente facendo loro dono di un nostro libro, ed il messaggio inviato dalla Associazione Divisione Acqui trucidata dai tedeschi a Cefalonia, massacro nel quale perirono ben 174 concittadini. Fra questi, mi sia concesso nominarlo, anche quello che in famiglia ricordiamo come lo “zio Olimpio”.Ai militari caduti nei frangenti degli eventi dell’8 settembre 1943 ricordati sulle lapidi riposizionate alla “Col di Lana”, l’ANPI cremonese ha dedicato alcune pagine nel suo libro “Pietre della Memoria”. Per iniziativa degli insegnanti, nelle settimane scorse ha partecipato ad un incontro sull’argomento con gli allievi di una classe di un liceo cittadino. Tutti gli anni l’ANPI partecipa alle commemorazioni ufficiali, organizza propri eventi commemorativi descrittivi con ciclo-escursioni ai luoghi cittadini dove si svolsero gli scontri. Con propria iniziativa ed a sue spese ha fatto collocare, in anni recenti, all’esterno di palazzo Ala-Ponzone una lapide in memoria del sottotenente di complemento Francesco Vitali, caduto il 9 settembre 1943 in quel luogo nella difesa della sede del Presidio dall’attacco delle SS della LSSAH. Fin da quando venne ventilata l’ipotesi della dismissione della caserma Manfredini ci siamo attivati, forse non individuando l’interlocutore giusto, andando personalmente dalle autorità cittadine e scrivendo al giornale oggi da Lei diretto, affinché la lapide che ricorda il tenente Flores – alla quale andrebbe aggiunto anche il nome di Cesaretti Dante, caduto alla porta carraia della stessa caserma – non fosse travolta nei prevedibili lavori edili. Ci sarebbe piaciuto che venisse collocata all’esterno della caserma, sul muro perimetrale che certamente resisterà alle ruspe ed ai picconi demolitori, in modo che non venisse interrotto il rapporto che ancora lega quegli eventi, che si allontanano, al quartiere e con quelli che in quelle strade abitarono. Ma va bene così! Un ringraziamento a tutti.
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