Scoprimento lapide alla memoria del tenente Francesco Vitali Cremona, Palazzo Ala Ponzone, 8 settembre 2004 Intervento del Presidente dell’ANPI Mario Coppetti
Signor Sindaco, autorità, cittadini,
giusto un anno fa nel Salone dei Quadri del Comune, concludendo la celebrazione del 60° anniversario dell’8 settembre, a nome delle Associazioni partigiane, avevo fatto la richiesta di poter mettere su questo edificio del Comune una targa a ricordo di un episodio accaduto proprio in questo luogo.
Ed oggi ci ritroviamo qui, (insieme al Sindaco che desidero ringraziare per la collaborazione che ci ha dato) per assistere allo scoprimento della targa.
Non è questo il luogo né il momento per ricordare tutto quello che accadde nella giornata del 9 settembre del 1943 nella nostra città, il tempo non me lo consente, mi limiterò pertanto a
ricordare solo l’episodio per il quale siamo qui convenuti.
Voi certamente sapete, (io lo ricordo bene perché c’ero) che quel giorno vi furono 30 morti fra i militari ed i civili italiani e sicuramente oltre una decina di tedeschi.
La mattina del giorno 9 i panzer nazisti lanciano l’attacco concentrico per occupare la città;
anche se in condizioni di assoluta inferiorità, come armi, munizioni ed uomini, i nostri soldati resistono e, spesso volontariamente, si oppongono all’aggressore dando fulgidi esempi di coraggio, fino a sacrificare la vita, a Porta Venezia, alla Col di Lana, alla Manfredini, al Migliaro.
Verso le 8 un reparto mitraglieri facente parte della Panzer Division Grenadier Adolf Hitler delle famigerate SS – proveniente da viale Po – si dirige verso il centro città. Qui, dove ora ci troviamo, a difesa del Presidio Militare e della Prefettura era appostato, con una decina di uomini, il tenente
Francesco Vitali, di 27 anni, nato a Treviglio, figlio di un caduto nella guerra del ‘15–18, che dispone soltanto di un vecchio pezzo di artiglieria portato qui in fretta dalla caserma Manfredini.
Le SS, al riparo delle colonne del teatro e facendosi scudo con i carri armati si lanciano all’attacco del centro della città.
Il tenente Vitali da ordine di rispondere al fuoco nemico, l’antiquato pezzo da 149 pare schiantarsi, ma poi riesce a sparare ad alzo zero contro le SS che avanzano dietro i panzer.
Gli italiani respingono più volte l’assalto appoggiati da pochi militari che sparano dall’edificio di fronte.
Il tenente Vitali, pur ferito, incita i suoi uomini a resistere e rivolto al nemico grida: avete ammazzato mio padre, ammazzerete anche me, ma prima cercherò di vendicare la sua memoria .
Una raffica di mitra da breve distanza si abbatte su di lui, che cade colpito a morte sul pezzo reso inservibile.
I suoi soldati, prima di essere fatti prigionieri, portano il loro tenente sotto il portone di una casa qui vicino dove rimarrà abbandonato per terra fino al giorno dopo.
Verso le 9 è tutto finito (anche se verso le 14 a pochi passi da qui in via E. Sacchi, sparando dalle finestre della Caserma i tedeschi uccideranno la crocerossina Elda Sacchi – aveva 20 anni).
Le SS possono così occupare il Presidio e la Prefettura ed avanzare verso il centro città.
Abbiamo voluto questa targa perché speriamo tanto che i passanti, leggendo le poche parole incise nel marmo, siano indotti ad un momento di riflessione, ricordando che tanti giovani in quel giorno hanno scelto volontariamente di combattere e sono morti perché dal crollo di un funesto regime potesse nascere una nuova Italia che garantisse ai suoi figli, in un avvenire di pace, libertà, giustizia, solidarietà.
Le Associazioni partigiane che hanno voluto questa lapide, ricordando che la libertà di cui noi godiamo è costata tanto tanto dolore, in questo momento simbolicamente la donano al Comune affinché ne abbia cura e cerchi di tramandare il significato e l’insegnamento di ciò che essa rappresenta alle generazioni future.
A Lei Signor Sindaco, Autorità militari e civili a tutti voi cittadini cremonesi che con la vostra presenza testimoniate che ancor vivo è il ricordo di quei tempi, rivolgo di tutto cuore il mio più sentito ringraziamento.
Grazie di nuovo.
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Francesco Vitali
Scoprimento lapide alla memoria del tenente Francesco Vitali
Cremona, Palazzo Ala Ponzone, 8 settembre 2004
Intervento del Presidente dell’ANPI Mario Coppetti
Signor Sindaco, autorità, cittadini,
giusto un anno fa nel Salone dei Quadri del Comune, concludendo la celebrazione del 60° anniversario dell’8 settembre, a nome delle Associazioni partigiane, avevo fatto la richiesta di poter mettere su questo edificio del Comune una targa a ricordo di un episodio accaduto proprio in questo luogo.
Ed oggi ci ritroviamo qui, (insieme al Sindaco che desidero ringraziare per la collaborazione che ci ha dato) per assistere allo scoprimento della targa.
Non è questo il luogo né il momento per ricordare tutto quello che accadde nella giornata del 9 settembre del 1943 nella nostra città, il tempo non me lo consente, mi limiterò pertanto a
ricordare solo l’episodio per il quale siamo qui convenuti.
Voi certamente sapete, (io lo ricordo bene perché c’ero) che quel giorno vi furono 30 morti fra i militari ed i civili italiani e sicuramente oltre una decina di tedeschi.
La mattina del giorno 9 i panzer nazisti lanciano l’attacco concentrico per occupare la città;
anche se in condizioni di assoluta inferiorità, come armi, munizioni ed uomini, i nostri soldati resistono e, spesso volontariamente, si oppongono all’aggressore dando fulgidi esempi di coraggio, fino a sacrificare la vita, a Porta Venezia, alla Col di Lana, alla Manfredini, al Migliaro.
Verso le 8 un reparto mitraglieri facente parte della Panzer Division Grenadier Adolf Hitler delle famigerate SS – proveniente da viale Po – si dirige verso il centro città. Qui, dove ora ci troviamo, a difesa del Presidio Militare e della Prefettura era appostato, con una decina di uomini, il tenente
Francesco Vitali, di 27 anni, nato a Treviglio, figlio di un caduto nella guerra del ‘15–18, che dispone soltanto di un vecchio pezzo di artiglieria portato qui in fretta dalla caserma Manfredini.
Le SS, al riparo delle colonne del teatro e facendosi scudo con i carri armati si lanciano all’attacco del centro della città.
Il tenente Vitali da ordine di rispondere al fuoco nemico, l’antiquato pezzo da 149 pare schiantarsi, ma poi riesce a sparare ad alzo zero contro le SS che avanzano dietro i panzer.
Gli italiani respingono più volte l’assalto appoggiati da pochi militari che sparano dall’edificio di fronte.
Il tenente Vitali, pur ferito, incita i suoi uomini a resistere e rivolto al nemico grida: avete ammazzato mio padre, ammazzerete anche me, ma prima cercherò di vendicare la sua memoria .
Una raffica di mitra da breve distanza si abbatte su di lui, che cade colpito a morte sul pezzo reso inservibile.
I suoi soldati, prima di essere fatti prigionieri, portano il loro tenente sotto il portone di una casa qui vicino dove rimarrà abbandonato per terra fino al giorno dopo.
Verso le 9 è tutto finito (anche se verso le 14 a pochi passi da qui in via E. Sacchi, sparando dalle finestre della Caserma i tedeschi uccideranno la crocerossina Elda Sacchi – aveva 20 anni).
Le SS possono così occupare il Presidio e la Prefettura ed avanzare verso il centro città.
Abbiamo voluto questa targa perché speriamo tanto che i passanti, leggendo le poche parole incise nel marmo, siano indotti ad un momento di riflessione, ricordando che tanti giovani in quel giorno hanno scelto volontariamente di combattere e sono morti perché dal crollo di un funesto regime potesse nascere una nuova Italia che garantisse ai suoi figli, in un avvenire di pace, libertà, giustizia, solidarietà.
Le Associazioni partigiane che hanno voluto questa lapide, ricordando che la libertà di cui noi godiamo è costata tanto tanto dolore, in questo momento simbolicamente la donano al Comune affinché ne abbia cura e cerchi di tramandare il significato e l’insegnamento di ciò che essa rappresenta alle generazioni future.
A Lei Signor Sindaco, Autorità militari e civili a tutti voi cittadini cremonesi che con la vostra presenza testimoniate che ancor vivo è il ricordo di quei tempi, rivolgo di tutto cuore il mio più sentito ringraziamento.
Grazie di nuovo.