1948 – 2018: 70° della Costituzione italiana – 8

Nella Resistenza e nei CLN le radici della Costituzione

Sottolineiamo tre dei molti aspetti della Resistenza che posero le basi della Costituzione.

Uno: unità tra forze idealmente diverse e politicamente anche antagoniste ma concordi su valori e principi fondamentali e sulla azione per riconquistare la pace e l’indipendenza nazionale.

Due: la partecipazione attiva della parte più viva della società, di diverse forze sociali. In primo piano la classe lavoratrice, dagli scioperi del marzo 1943 alla determinante presenza nelle delle brigate partigiane.

Tre: le personalità che furono protagoniste della Resistenza: personalità coerenti, credibili per aver pagato di persona, di forti principi e capacità politica. Dunque capaci poi di interpretare il proprio popolo e di trasformarne le volontà più valide ed innovative in regole costituzionali sentite e condivise.

La formazione delle strutture portanti della Resistenza, i CLN, avviene con il mettersi insieme di partiti diversi che riescono sia ad organizzare la lotta di liberazione sia a preparare il terreno ad una prima strutturazione democratica, nazionale e nei singoli Comuni, Questo assicurerà un minimo di ordine ed una tenuta sociale evitando il possibile caos nell’immediato dopoguerra.

Nella fase decisiva della Resistenza armata ebbe luogo tra le forze politiche del CLN una importante riunione a Salerno, il 27 aprile 1944. Tra le cose che si concordarono una essenziale riguardava il dopoguerra: l’Italia doveva superare lo Statuto albertino. Pertanto ci fu il comune solenne impegno che sarebbe stata convocata una Assemblea costituente eletta da tutti i cittadini (e le cittadine, per la prima volta). Essa doveva dare al Paese una Costituzione democratica ed innovatrice.

I CLN nei territori si formavano con discussioni, accordi, impegni tra forze diverse . Anche a Cremona venne concordato in quel periodo un importante documento che prevedeva il pieno e comune sostegno dei partiti antifascisti alle forze partigiane ed alle lotte degli operai nonché l’impegno per ostacolare le deportazioni naziste. Quindi, con la vittoria e la pace, prevedeva l’integrale applicazione dei principi della democrazia garantendo “la libertà di stampa, di organizzazione, di parola, di riunione, di culto all’atto della Liberazione del Paese. … La fraternità che si raggiunge oggi nella lotta deve trasformarsi in durevole unità di intenti e di azione per impedire qualunque tentativo di ritorno al potere delle correnti fasciste”, per instaurare una Italia democratica, libera ed indipendente. Il documento fu sottoscritto dai maggiori partiti presenti, pur clandestini, a Cremona. Nel 1946 cinque saranno gli eletti per la nostra provincia nella Costituente. Due erano della DC: Giuseppe Cappi (era stato con Guido Miglioli nelle lotte contadine delle leghe bianche, nella Costituente fece parte della “Commissione dei 75”, in seguito sarà presidente della Corte Costituzionale); e Ludovico Benvenuti, che era stato tra i fondatori della DC cremasca clandestina e che in seguito sarà nel Consiglio europeo. Due anche i socialisti: Ernesto Caporali (era stato in esilio a Parigi, propose nella Costituente da pioniere l’idea del diritto all’obiezione di coscienza per il servizio militare) e Pietro Pressinotti, giovane segretario e ricostruttore del PSI clandestino. Del PCI era Dante Bernamonti, egli era stato in penitenziario giovanissimo per aver criticato la prima guerra e poi al confino a Ventotene come antifascista quindi nella Resistenza.

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