Il re connivente con le violazioni statutarie del fascismo
Non potendo qui ripercorrere tutte le vicende del “ventennio”, facciamo cenno solo ai maggiori stravolgimenti dello Statuto albertino, che era Costituzione del Regno sulla quale anche questo re aveva solennemente giurato.
Lo Statuto garantiva la libertà individuale (art. 26), l’inviolabilità del domicilio e delle proprietà private (artt. 27 e 29), libertà di stampa (art. 28), diritto di adunarsi (art. 32), i diritti civili e politici (art. 24), prescriveva che nessun deputato fosse arrestato senza il consenso della Camera (art. 45), il divieto a tribunali straordinari ed a processi al di fuori dei giudici naturali.
Tutto ciò venne spazzato via sin dai primi anni del fascismo. La legge elettorale fu stravolta nel 1923 (legge Acerbo): nelle elezioni del 1924 Mussolini, alleato coi nazionalisti, ottenne così la maggioranza, anche con i brogli e le violenze che poi Giacomo Matteotti denunciò pagando con la vita. La legge elettorale venne poi trasformata in plebiscitaria e nel 1929 e nel 1934 il governo, sulla propria lista unica (gli altri partiti li aveva messi fuori legge) conseguì il 99% per cento dei voti! La Camera non contava più nulla, poi venne eliminata. Dopo il ‘34 non si votò più neanche per plebiscito. Nei Comuni non si votava più sin dal 1926, il fascismo aveva eliminato i Consigli comunali ed i Sindaci, sostituiti con i cosiddetti podestà nominati dai prefetti (naturalmente in accordo col partito fascista).
Negli anni tra il 1924 e il ‘27 furono emanate le leggi cosiddette “fascistissime”: via la libertà di stampa, sciolti tutti i partiti, salvo quello fascista, e poi le associazioni e i sindacati non governativi, arrestati gli oppositori compresi molti deputati, a partire da Antonio Gramsci, poteri amplissimi alla polizia ed eliminazione dei diritti dell’individuo. Il cittadino rimaneva alla mercé di arresti, confische dei propri beni, perdita del lavoro quando non carcere e confino. In clamoroso contrasto con lo Statuto l’istituzione del Tribunale Speciale, con giudici costituiti da militari ed uomini del partito fascista per condannare gli oppositori. Parallelamente si creò un servizio speciale di investigazione politica, una polizia segreta che raccoglieva delazioni anche a pagamento o anonime, compiva operazioni di spionaggio, poteva leggere la corrispondenza privata, perquisire domicili, arrestare ed interrogare con metodi violenti: si chiamava OVRA.
Un’altra modifica istituzionale che stravolse lo Statuto riguardò il Presidente del Consiglio. Nello Statuto esso era un ministro come gli altri e tutti i ministri rispondevano al re. A Mussolini venne attribuito ben altro. Egli diventò “Capo del governo” ed i ministri rispondevano prima di tutto a lui. Al governo si attribuì anche un potere legislativo, esso fu sottratto al controllo della Camera. A Mussolini – lo chiamavano il duce – vennero attribuiti poteri di incontrastato dominio. Sono leggi del 24 dicembre 1925 e 31 gennaio 1926 che, firmate dal re, formalizzano la trasformazione istituzionale in dittatura. Si stravolgeva lo Statuto che pure rimaneva formalmente in vigore!
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1. Lo Statuto di Carlo Alberto e la sua vicenda storica
2. La Costituzione della Repubblica Romana ed i primi articoli di Carlo Alberto
3. Sulla separazione dei poteri un limite che avrà gravi conseguenze
4. Pochissimi hanno diritto di voto per la Camera
5. Gli strappi allo Statuto (fino al 1922)
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