Non è mai facile salutare per l’ultima volta una persona, anche se la si è conosciuta da poco.
Marco l’avevo incontrato casualmente. Ad una delle recenti nostre iniziative, una signora ci aveva avvicinati dicendoci: “mio padre è stato partigiano!”
Ci lasciò un nome ed un numero di telefono. Noi, nei giorni successivi, cercammo fra le nostre carte e avemmo conferma. Sì, in quei mesi (che vanno dal 1944 all’aprile del 1945), Marco Bricchi era stato il partigiano “Giove”, inquadrato nella IV Brigata Garibaldi “Sforzini”.
Nel maggio del 1944 Marco era militare ad Asti. Incontrò un commilitone, si parlarono ed insieme decisero di lasciare l’esercito e di unirsi ai partigiani del comandante Barbato che già, numerosi, erano presenti nelle langhe astigiane ed alessandrine, nella valle del Belbo e del Bormida, fino ai confini con la Liguria.
Quel commilitone era il cremonese Aristide Chinzani e da quell’incontro Marco divenne il partigiano “Giove”.
In un libro autobiografico ha voluto mettere una breve didascalia alla riproduzione di una bella fotografia giovanile: “La foto che più mi è cara: da partigiano nel 1944”.
Scrive Marco nell’autobiografa: “Cominciò così la mia avventura partigiana: Durò poco, terminò alla fine dell’aprile 1945. Non feci l’eroe. C’è da dire tuttavia che il solo fatto di essere rimasto in montagna tutto quel periodo, inquadrato in una brigata Garibaldi, era già di per sé un atto di grande coraggio”. Una ricostruzione sobria e misurata, esente da ogni reducistica retorica ma ricca dei nomi di mai dimenticati compagni di quella stagione unica e irripetibile.
Ricorda puntigliosamente, oltre alle persone, i luoghi ed i posti: il Pian del Re ed i numerosi sentieri che portavano ai tanti fortini dislocati nell’alta valle, le ripide mulattiere di sassi smossi del Montoso e della valle Infernotto – percorsi con il fiatone – per sfuggire al rastrellamento; il laghetto alpino nel quale si specchiava il Monviso; il lago Fiorenza dove incontrò il partigiano cremonese Gigi Gosi (Radames) “mai visto prima di allora” ed il partigiano Gaudenzi (Gandhi) torinese ma di antiche origini cremonesi. Con la famiglia aveva abitato nel popolare quartiere di Porta Romana. Con commozione “Giove” ricorda il commissario Leo Lanfranco ed i suoi sforzi per insegnare a lui, stonato, l’antico canto comunista “La Guardia Rossa”. In quel mese il commissario Leo venne catturato a Villafranca Piemonte e fucilato. Nell’ottobre “Giove” si ammalò, venne trasferito più in basso dove la valle si allarga ed il sole la percorre tutta. Ospite segreto del fornaio del posto si curò al calore del forno. Rimessosi, con un viaggio avventuroso tornò a Cremona dove partecipò all’insurrezione popolare.
Negli anni immediatamente successivi alla Liberazione, insieme a Sandro Merlini, a quel tempo presidente provinciale ANPI di Cremona, ad Ugo Battiloro di Pizzighettone, che fu per tanti anni membro del direttivo nazionale dell’ANPI ed a qualche altro, collaborò alla fondazione del Convitto Scuola per la Rinascita.
Organizzati sotto l’egida dell’ANPI e del ministero del Lavoro, i convitti della Rinascita sono stati un’occasione professionale e di vita per migliaia di Partigiani, reduci e orfani della guerra di Liberazione. “L’esperienza di una scuola che ha provato a coniugare Cultura e lavoro”.
Non furono moltissimi. Quello di Cremona fu intitolato al partigiano Luigi Ruggeri (Carmen).
Ottenuta l’abilitazione magistrale Marco Bricchi si trasferì a Novara dove fu docente al Convitto per la Rinascita che in quella città era intitolato al partigiano Mario Preda morto in combattimento a Baveno il 27 aprile 1945. Qui ebbe modo di conoscere e di collaborare con Guido Petter, Cesare Musatti, Mario De Micheli che tenevano lezioni al Convitto. Per una breve stagione il partigiano “Giove” fu docente nelle scuole istriane frequentate da residenti di lingua italiana. Varcò clandestinamente il confine Iuguslavo ed anche questa è una storia che andrebbe raccontata.
Ai suoi funerali ha partecipato con la bandiera una delegazione dell’ANPI cremonese composta dai compagni Giorgio Luzzini, presidente del circolo cittadino, Vincenzo Montuori, Valentina Corbani ed Ennio Serventi componenti del comitato direttivo provinciale.
a cura di Ennio Serventi
Commenti chiusi.