Un evento di prima grandezza che non possiamo certo trascurare in questa carrellata sulla Cremona nel 70° dell’anno 1946, è il congresso della Camera del Lavoro CGIL provinciale. È il primo dopo la Liberazionee si tiene nel teatro Ponchielli nei giorni 31 agosto e 1 settembre. Fin dal periodo della Resistenza le forze democratiche si erano impegnate per la ricostituzione del sindacato. I partiti di massa del CLN, rappresentati dal cattolico Achille Grandi, dal socialista Bruno Buozzi (in quegli stessi giorni poi ucciso dai nazifascisti) e dal comunista Giovanni Roveda avevano siglato il patto costitutivo del sindacato unitario nella Roma appena liberata ai primi di giugno del 1944. In attesa della possibilità di organizzare democratiche votazioni congressuali si partiva con rappresentanze paritetiche nominate dai maggiori partiti sotto l’egida del CLN. Dal CLN di Cremona furono designati Dante Bernamonti per il PCI, Ottorino Frassi per i socialisti, Angelo Formis per la DC. Successivamente vi saranno subentri con Delvaro Rossi, Ernesto Caporali, Arnaldo Bera, Arturo Verzeletti.
Comunisti, socialisti e democristiani a livello provinciale avevano sottoscritto un documento comune che si riferiva alla fase della lotta di liberazione ancora in corso, ma si proiettava anche sul periodo successivo. Tra l’altro con l’impegno di costruire unitariamente il sindacato per affrontare insieme i problemi posti dalle ormai intollerabili condizioni dei lavoratori. Si pensi solo al grande numero di lavoratori reduci da anni di guerra e di prigionia, senza lavoro, senza mezzi, magari senza casa a seguito di disdetta. Il ventennio fascista, col suo dispotismo padronale, coi suoi sindacati di regime, coi disastri della guerra aveva fatto precipitare nella miseria e nell’asservimento – addirittura col rigurgito di pratiche “feudali” nelle nostre campagne – le masse proletarie.
Sin dai giorni della Liberazione ci si impegna pertanto in uno sforzo eccezionale per l’adesione dei lavoratori alla organizzazione sindacale, per attivisti, quadri e gruppi dirigenti, per rivendicare contratti e diritti essenziali, per chiedere misure contro la dilagante disoccupazione, per lottare contro l’imboscamento e il mercato nero dei generi di prima necessità…
In quel primo periodo l’unità sindacale regge bene, pur se si registrano naturalmente impostanzioni non consonanti su vari temi. Ciò a fronte di lotte che man mano si inaspriscono. Già nel settembre 1946, nel corso di una delle prime importanti azioni sindacali nelle nostre campagne, un agrario uccide a fucilate il contadino, inerme, Olimpio Puerari. Quindi, nel 1947 e soprattutto nel ’48 e nel ’49 ci saranno le migliaia di disdette, i noti lunghissimi scioperi, gli arresti, verranno uccisi i lavoratori Luigi Venturini (inerme, colpito alla schiena da un carabiniere) e Natale Denti (inerme, da un agrario). In questo clima, mentre sullo sfondo irrompe la “guerra fredda”, compariranno divergenze consistenti già nel secondo congresso della Camera del Lavoro (aprile 1947): sulla proclamazione e conduzione degli scioperi, sui Consigli di gestione, sui rapporti tra sindacato e partiti. Successivamente sulle occupazioni di terre demaniali, della Cartiera di Gussola, di una cascina di S.Felice, di alcune filande… via via fino al clima del 1948 con le elezioni del 18 aprile e col momento dirompente dell’attentato a Togliatti nel luglio. Sarà l’anno della divisione.
Torniamo al congresso del 1946:la Cameradel Lavoro di Cremona ci arriva dopo aver già condotto alcune lotte sindacali importanti ed ottenuto qualche risultato significativo come un nuovo patto colonico ed il ripristino delle otto ore e di alcuni elementari diritti civili nelle cascine … anche se non è facile mettere in pratica quanto sottoscritto sulla carta. La parola “liberazione” nelle nostre campagne prima ancora di un significato politico aveva un senso immediato e concreto. Liberazione da un dispotismo con strapoteri padronali pervasivi su ogni aspetto del lavoro e della vita quotidiana. Poteri arbitrari ed imposti che venivano dal passato e che col fascismo erano diventati norma incontrastata. La lotta in proposito, come appena accennato sarà lunga e con aspetti drammatici.La Cameradel Lavoro, che ha sede nel palazzo Soldi di via Palestro, ne è bandiera e strumento e conosce una crescita impetuosa, non solo nelle campagne ma anche nel settore industriale. Al congresso del giugno 1946 gli iscritti in provincia sono circa 70.000!
Nei giorni 1 e 3 settembre il quotidiano “Fronte democratico” fornisce i resoconti dei lavori congressuali ai quali ci rifacciamo in questa nota. Compaiono diversi nomi di antifascisti e partigiani, a partire da quello di Adriano Andrini che apre e presiede l’assemblea dei delegati. Le relazioni sono svolte da chi ha ricoperto la carica di segretario. Per primo Bernamonti, che ricorda le violenze dello squadrismo fascista con le devastazioni delle camere del lavoro, le persecuzioni degli attivisti “rossi” e “bianchi” e l’instaurazione di sindacati succubi del potere dittatoriale e padronale. Quindi sottolinea il contributo dei lavoratori alla Liberazione ed i primi risultati della lotta di un sindacato tanto più forte in quanto unito. Ernesto Caporali parla della “terribile piaga della disoccupazione” come problema dei problemi. Tutto deve essere messo in campo in proposito: lavori pubblici e risorse dei privati, cooperazione, rapporti positivi tra lavoro dipendente ed artigianato. Ad Angelo Formis (l’unico dei tre del CLN a non essere stato sostituito, augura buon lavoro a Bernamonti e Caporali appena eletti alla Costituente) spetta il resoconto sulla attività svolta nei diversi comparti dalla segreteria: base primaria la costituzione delle leghe. Si sofferma poi in particolare sul grave problema dei reduci e sull’azione relativa che spetta al sindacato. Anche Formis sottolinea l’importanza che continua ad avere l’unità tra le correnti della CGIL (“il segreto delle nostre conquiste è riposto nella nostra unione”).
Seguono relazioni specifiche degli altri segretari. Verzeletti parla dell’impostazione e dei risultati delle vertenze condotte in quei mesi. Delvaro Rossi entra nel merito dei diversi aspetti della situazione nel primario campo del lavoro agricolo e delle rivendicazioni che ne derivano. Arnaldo Bera descrive lo stato delle cose sull’organizzazione, la crescita, le carenze della Camera del Lavoro e sue articolazioni.
(A cura di Giuseppe Azzoni – Il seguito nella prossima nota mensile della serie “1946 a Cremona”)
1 – 1946: Una ANPI prestigiosa, unita ed attiva
2 – L’epurazione (dal tribunale del CLN all’amnistia)
3 – Nei Comuni si torna a libere elezioni (è anche il primo voto per le donne)
4 – Togliatti a Cremona (su repubblica, religione e voto alle donne)
5 – Lotte, miseria, speranze del maggio sulle pagine del “Fronte Democratico”
6 – Il confronto nella campagna per il referendum istituzionale e l’Assemblea costituente
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