Le Associazioni partigiane invitano i cittadini, le associazioni, i sindacati e i partiti a celebrare insieme il 25 aprile, nel 68° anniversario della Liberazione dell’Italia dal fascismo.
Partecipare alla manifestazione significa condividere i valori scritti nella nostra Costituzione nata dalla Resistenza, tanto più oggi, in un momento in cui la crisi economica e l’incertezza politica mettono in discussione i diritti fondamentali delle persone, dei lavoratori e dei disoccupati, dei giovani, delle famiglie, delle minoranze.
Le celebrazioni della giornata del 25 aprile non sono infatti un momento solamente simbolico ma sono il momento nel quale la nostra città e il nostro territorio devono ritrovare un senso di identità e la coscienza della possibilità di un futuro condiviso, al di là delle differenze, fatto di pace e di lavoro, di solidarietà e di speranza.Chi vinse il 25 aprile 1945 era dalla parte giusta e vinse per tutti, anche per chi stava dall’altra parte. Vincendo diede a tutti noi la libertà e la democrazia.
Quando si parla di questa data, il pensiero va alla resistenza partigiana che fu la risposta politica dell’antifascismo italiano. I partigiani, in montagna e nelle città, furono all’inizio poche migliaia ma presto divennero circa 100.000, per poi passare verso la fine della guerra a quasi 300.000.
Un numero importante, la risposta politica all’entusiastica adesione iniziale all’avventura bellica del fascismo. Un’altra Italia aveva deciso di mettere in gioco la propria vita per la libertà.
Anche qui a Cremona a centinaia i giovani decisero di prendere la via della montagna, in Val di Susa, sulle Alpi o sull’Appennino, scelsero di combattere il fascismo; altri lo fecero in città, nella città di uno dei più feroci gerarchi fascisti, il filonazista Roberto Farinacci. E a centinaia caddero, per liberarci da un’odiosa dittatura, che aveva gettato l’Italia nel fango, asservendola ad un esercito straniero. Fra loro c’era Enrico Fogliazza che ci ha da poco lasciato. Scendiamo in piazza anche per ‘Kiro’ che in quella piazza ci ha sempre fatto sentire il calore della sua presenza.
Nel 2011 in Palazzo Comunale abbiamo ricordato la tragedia degli Internati militari italiani nei lager tedeschi: gli oltre 600.000 militari cioè che invece della guerra a fianco dei tedeschi e dei fascisti scelsero e pagarono la fedeltà alla loro bandiera.
In uno dei momenti più tragici del nostro paese, essi seppero,spesso senza guida e senza ordini, dare avvio ad una delle pagine più gloriose della nostra storia. Così, insieme a loro oggi ricordiamo anche uomini e donne, civili e militari, di idee e fedi politiche diverse che si batterono, a Cefalonia, dove persero la vita 174 soldati cremonesi della Divisione Aqui, e nell’Egeo, sulle nostre montagne, nelle nostre città, nei campi di prigionia e di internamento militare; resistettero, non cedettero al nazismo e ai suoi servitori fascisti e così posero le basi della vittoria della ragione, della libertà e della nostra democrazia.
Molti italiani infatti, scoprirono o riscoprirono l’amore della patria proprio con l’inizio della Resistenza. Scrive Piero Calamandrei: «Veramente la sensazione che si è provata in questi giorni si può riassumere senza retorica in questa frase: “Si è ritrovata la patria”». Ancora più eloquente una pagina di Natalia Ginzburg: «Le parole “patria” e “Italia”… che ci avevano tanto nauseato fra le pareti della scuola perché accompagnate dall’aggettivo “fascista”, perché gonfie di vuoto, ci apparvero d’un tratto senza aggettivi e così trasformate che ci sembrò di averle udite e pensate per la prima volta. D’un tratto alle nostre orecchie risultarono vere». Altri italiani vissero quei giorni come morte di quell’idea di patria in cui avevano creduto. Che si trattasse della patria monarchica o della patria fascista, non v’è dubbio che l’una e l’altra morirono insieme, anche se non nello stesso momento. Al tempo stesso, nelle sofferenze tremende di quei mesi, quando milioni di italiani si trovarono nella necessità di scegliere, avendo per guida soltanto la propria coscienza, nacque un sentimento nuovo di patria. Si fece strada l’aspirazione ad una patria di cittadini liberi e uguali che l’Italia non aveva mai conosciuto nella sua storia. Ma a guardare bene fu rinascita e non nascita perché quell’aspirazione aveva le sue radici nel Risorgimento.
La storia del dopoguerra è stata segnata dalle mille difficoltà nel ricordare i fatti per quello che furono, ancora oggi il revisionismo storico cerca di cambiare le carte in tavola, ponendo sullo stesso piano le vittime e i carnefici. I tentativi di dimenticare il ventennio fascista e la fine della libertà di opinione, l’inizio delle legge razziali, volute dal fascismo, che ebbero una forte matrice italiana fin da subito e le stragi messe in atto non solo dai nazisti ma anche dai repubblichini, sono tutte cose che non dovrebbero lasciare dubbi sulle verità storiche. Eppure, ci sono verità che emergono con difficoltà e fanno fatica ad affermarsi, come ad esempio il ruolo dell’Italia fascista nella persecuzione degli ebrei.
Anche per questo scendiamo in piazza il 25 aprile. Perché la rimozione della memoria porta all’equiparazione tra vittime e carnefici. Per una singolare coincidenza, negli stessi giorni di aprile, si è tenuta l’anno scorso una vergognosa adunata nazi-fascista, con tanto di divise e insegne, nel Civico Cimitero di Cremona, senza alcuna pubblica e significativa reazione da parte delle istituzioni cittadine. Le manifestazioni fasciste vengono vietate solo per motivi di ordine pubblico, senza tener conto del fatto che vi sono simboli e gesti che sono evidentemente apologetici della dittatura fascista. Anche per questo dobbiamo partecipare numerosi questo 25 aprile, perché non accada più e sia fatto rispettare l’uso corretto del Pubblico Cimitero. Coltiviamo dunque la memoria storica, conserviamo i segni gloriosi della resistenza al fascismo, di quel regime nefasto e sanguinario, condannato dalla Storia e dalla nostra Costituzione, così che non si materializzi di nuovo nella nostra realtà.
Da qualche tempo infatti pericolose organizzazioni neofasciste stanno cercando di penetrare in città e nel nostro territorio, nascondendosi dietro alibi ‘culturali’. Esse sfruttano la crisi morale ed economica nella quale versa il nostro paese e il disorientamento di settori sempre più vasti della popolazione, soprattutto dei più giovani. Anche per questo dobbiamo essere uniti il 25 aprile, anche nel rifiuto di qualsiasi provocazione e di qualsiasi violenza. Per dire con forza che dalla crisi si può uscire solo insieme, guardando avanti e non ad un passato nefasto. Che non ci servono furbizie ed opportunismi, né violenza o provocazioni. Che dalla crisi si esce con più democrazia e non con il fascismo, la demagogia o il populismo. Che la sicurezza la si crea con il lavoro e il lavoro, i diritti di tutti e la giustizia sociale si possono raggiungere solo nel solco tracciato dai Padri Costituenti. Che c’è bisogno di responsabilità e di buona politica. Che non c’è più bisogno di masse guidate ed eterodirette da capi ma di un popolo che riprenda in mano il proprio destino e che sappia ritrovare un “ritorno alla ragione” oggi, così come seppe farlo nel momento più buio della sua esperienza storica: nella violenza del fascismo e della barbarie nazista. Grazie alla Resistenza ed alla Guerra di Liberazione si attuò infatti il glorioso momento di svolta nella nostra identità nazionale, con il passaggio dal totalitarismo alla democrazia repubblicana. In questo cruciale frangente le forze antifasciste tutte, al di là delle loro ispirazioni politiche seppero progressivamente trovare le ragioni di un’unità che, con la svolta di Salerno, consentì, dopo la sconfitta del fascismo, di raggiungere due traguardi: il passaggio da monarchia a repubblica e l’approvazione della nostra Costituzione democratica.
Per questo vi aspettiamo numerosi al corteo e in Piazza del Comune, dietro le insegne delle Associazioni Partigiane, per confermare ancora una volta il nostro essere cittadini consapevoli di un Paese pienamente democratico.
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