1948 – 2018: 70° della Costituzione italiana – 2
Lo Statuto fu all’epoca uno storico passo avanti ma non aveva in sé alcuna garanzia per le conquiste politiche, civili e sociali – parziali ma molto importanti – che con esso si erano conseguite. Aveva inoltre significativi limiti dovuti ai rapporti sociali ed alla cultura prevalenti all’epoca. Le novità portate anche in Italia dalla rivoluzione francese e da regimi creati con le conquiste napoleoniche erano state temporaneamente soffocate con la restaurazione del 1815. Come retaggio di minoranze illuminate però rimanevano ben presenti, uno straordinario esempio di ciò sta nella brevissima ma luminosa Repubblica romana del 1849. Dopo la fuga di Pio IX a Gaeta, in tutto lo Stato Pontificio si tennero elezioni per eleggere i duecento membri di una Assemblea costituente. Furono eletti – a Ferrara, a Forlì, a Roma stessa, a Macerata ecc. – deputati costituenti come Giuseppe Mazzini, Carlo Pisacane, Goffredo Mameli, Giuseppe Garibaldi, Carlo Armellini, Aurelio Saffi… Essi votarono la Costituzione di una Repubblica la cui sovranità è del popolo (Principio I e art. 15); la Repubblica romana è democratica, ha per regole l’eguaglianza, la libertà, la fraternità e non riconosce titoli di nobiltà, privilegi di nascita o casta (principio II); considera i popoli come fratelli e rispetta ogni nazionalità (principio IV); distingue la religione dalla politica ed alla religione riserva e garantisce libero esercizio del potere spirituale (principi VII e VIII); attribuisce ai cittadini i diritti e le libertà fondamentali come inviolabili (articoli del Titolo I); elimina la pena di morte (art. 5); attribuisce ai giudici piena indipendenza (art. 49); sulla guerra e la pace decide l’Assemblea (art. 29). Come vedete è un testo che rimarrà come un faro, allora oscurato con la forza dell’esercito del generale Oudinot ma ancora oggi per molti aspetti attuale. Continua »