Domenica 22 febbraio al Circolo Signorini ARCI E ANPI ricordano il partigiano Kiro nel 2° anniversario della scomparsa.
Un sincero ringraziamento dalle due associazioni al Comitato Col del Lys e all’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza per la concessione del DVD che sarà proiettato nell’ccasione.
Sarà presente lo storico Marco Sguayzer che ha collaborato alla sua realizzazione.
Archivio Mensile: Febbraio 2015
Ciao Kiro
Renato Campi, 22 dicembre 1925 – 16 febbraio 1945
(cliccare sull’immagine per ingrandirla)
Mario Coppetti, Commemorazione di Renato Campi in occasione del 60° della sua fucilazione,
Sala dei Quadri di Palazzo Comunale, 19 febbraio 2005
L’antifascismo non è mai violenza
Il comitato direttivo provinciale Anpi Cremona, ha deliberato la diffusione del seguente comunicato:
Sabato 24 gennaio Cremona è stata teatro di una esplosione di violenza squadristica ingiustificata ed anche in contrasto con l’appello dei familiari di Emilio Visigalli.
I fatti, accaduti durante una manifestazione alla quale l’Anpi ha scelto di non partecipare, ci inducono a ribadire la posizione della nostra associazione riguardo all’uso della violenza ed all’antifascismo.
Non stupisca l’accostamento delle due parole: per noi “violenza” e “antifascismo” non possono stare insieme, eppure nelle ultime settimane attorno a questa nostra sempre ferma posizione c’è stata grande confusione sugli organi di stampa.
L’Antifascismo è libertà, è rispetto della legalità, è sostegno alle ragioni dei più deboli, è inclusione delle minoranze e valorizzazione delle differenze, di genere, di culto, di lingua, di opinione.
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Ricordo del partigiano Renato Campi nel 70° della fucilazione
70 anni fa, il 16 febbraio 1945, al “poligono del tiro a segno” in località Po (dove poi sorgerà la raffineria) venne fucilato dai fascisti il giovanissimo partigiano Renato Campi, nome di battaglia “Spifferi” (riconosciuto come “partigiano combattente caduto”). Riportò la notizia “Il Regime fascista” due giorni dopo come “Fucilazione di un disertore”.
L’ANPI lo ricorderà domenica 22 febbraio prossimo, alle ore 10.30, davanti al “tempietto partigiano” del cimitero di Cremona, dove è sepolto. [Data spostata dal 15 al 22 febbraio, per impraticabilità – causa neve – del cimitero.]
Era nato a Cremona il 22 dicembre 1925 in una numerosa famiglia povera di via Alfeno Varo, il padre Alfredo carrettiere, la madre Giuseppa casalinga. Era appena diciottenne quando, a seguito dei famigerati bandi di leva dell’Italia occupata dai tedeschi, venne arruolato nella Guardia Nazionale Repubblicana. Ma non voleva proprio servire il nazifascismo e già nel luglio 1944 fuggì sulle montagne piacentine, nella zona di Vigoleno, dove entrò nella 62a Brigata Garibaldi “Luigi Evangelista”. A seguito del tremendo rastrellamento tedesco del gennaio 1945 rientrò clandestinamente a Cremona dove però venne individuato e preso dai fascisti. Fu torturato nella famigerata sede dell’UPI, la villa Merli di Viale Trento e Trieste, con scosse elettriche e sevizie. Al processo agli aguzzini, che si tenne nell’aprile ‘46, la sorella riferì che lui le disse in quei frangenti: “preferisco la morte” e che poi, sul suo cadavere, risultarono evidenti le cicatrici delle torture. Resistette agli interrogatori e venne condannato a morte dal fascio di Cremona. Scrisse una commovente lettera al padre: “Caro papà, sono qua ancora poche ore e poi dovrò morire…” Volle andare a piedi al luogo dell’esecuzione, dove ebbe l’incredibile forza di ironizzare esclamando, davanti al cartello “Vietato l’ingresso agli estranei”, “allora io qui non posso entrare!”. Si è saputo che morì dicendo “viva l’Italia” dopo aver rifiutato di essere bendato.