Quel 1946 della Repubblica e della Costituente: a Cremona settanta anni fa (1).
Iniziamo sul nostro sito, con questo argomento, la pubblicazione a cadenza mensile di una serie di articoli su realtà e vicende di natura sociale, politica e culturale che caratterizzarono l’anno 1946 nella nostra città e provincia.
(a cura di Giuseppe Azzoni)
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia era sorta a Roma nel giugno 1944, subito dopo la liberazione della capitale. Essa si organizzò nelle province del nord, Cremona compresa, subito dopo il 25 aprile 1945. Nel 1946 l’ANPI era già, con alcune migliaia di iscritti, una delle più importanti realtà associative della nostra provincia. Sono circa 6.000 le schede individuali per l’iscrizione all’ANPI cremonese tuttora presenti nel nostro archivio storico. Vi confluivano ex partigiani di tutte le formazioni ed antifascisti delle diverse componenti politiche del CLN. Dunque dai “garibaldini” del PCI ai socialisti delle “Matteotti”, dai democristiani delle “Fiamme Verdi” agli azionisti e repubblicani di Giustizia e Libertà, ai giovani della Brigata Curiel – Fronte della Gioventù. C’erano anche i molti cremonesi ex militari reduci della Divisione Acqui che, subito dopo l’8 settembre ’43, si opposero ai tedeschi a Cefalonia e che una pubblicazione dell’ANPI definì come “i primi partigiani”.Il primo congresso provinciale si tenne il 4 agosto del 1946. Il comitato direttivo venne composto da Enrico Fogliazza (segretario, poi sostituito da Sandro Merlini di GL), Guido Percudani, Menotti Screm, Rosolino Sbruzzi, Guido Uggeri, Gianni Bianchi, Fiorino Soldi, Carlo Ferrami e Walter Gorno. Essi rappresentavano tutte le componenti sopra ricordate. Ma molti altri sono i nomi di primo piano nella attività dell’associazione. Ne citiamo solo alcuni, come Arnaldo Bera, Emilio Zanoni, Alfredo Galmozzi, Roberto Ferretti, Giuliano Re, Cecco ed Oscar Astori, Arnaldo Ferrari, Giuseppe Brunelli, Libero Scala… La sede si trovò prima nell’edificio dell’UPIM di via Curzia (poi via Gramsci) quindi si denominò “Casa del partigiano” in viale Trento e Trieste.
Purtroppo quel tessuto unitario, così come allora avvenne a livello politico e sindacale nazionale, non resistette a lungo. Nel 1947 se ne staccarono la rappresentanza della Divisione Acqui e quella delle Fiamme Verdi, dopo sofferte discussioni, divergenze e polemiche. Comunque il 1946 vede una ANPI unita e, soprattutto, attiva con iniziative e funzioni di grande rilievo. Ne citiamo alcune.
Furono serrate e forti le iniziative di carattere generale per trasfondere i valori della lotta di liberazione nella costruzione della democrazia e nella stessa vita sociale. Esse si concretizzavano in un confronto anche dialettico e critico tra le varie forze sulle soluzioni da dare ai grandi problemi dell’immediato dopoguerra. Sfociavano in conferenze, incontri, manifestazioni che coinvolgevano i cittadini ora liberamente partecipi dopo anni di menzogne, sottomissione forzata o estorti consensi. Tutto ciò avveniva mentre si eleggevano gli amministratori comunali, con libere votazioni cui per la prima volta partecipavano le donne; mentre si organizzavano le forze sindacali, cooperative, politiche, culturali; mentre si andava alla vittoria della Repubblica ed alla elezione della Assemblea Costituente. Ci furono iniziative memorabili che videro riempirsi la piazza del Comune o la piazza Marconi, il cinema ENIC, il Teatro Ponchielli, il Cittanova, il Palazzo dell’Arte… così nei centri della provincia. E l’ANPI fu ben presente in tutto questo movimento.
Su questa base operò poi con specifiche finalità in diversi campi.
Il primo fu quello del riconoscimento di chi aveva fatto la Resistenza, in primo luogo di chi aveva dato la vita per la libertà. Il Governo aveva formato e messo all’opera le Commissioni Regionali per il riconoscimento delle qualifiche partigiane. Le domande formulate dagli interessati e dai familiari dei Caduti venivano, in generale, presentate verificate e seguite attraverso l’ANPI. Fu un lavoro che durò molti mesi, assai delicato, massiccio e di grande rilievo per diversi aspetti morali e pratici.
L’ANPI si impegnò anche nel pietoso compito di rendere possibile la sepoltura nel nostro territorio delle salme di partigiani caduti in altri luoghi: ciò avvenne per alcune decine di essi, dopo ricerche spesso non facili e con onoranze solenni, commosse e partecipatissime.
C’era da dare assistenza a feriti o a colpiti da malattie durante la lotta partigiana, in ciò l’ANPI si prestò anche con richieste ed accordi a diversi livelli di enti ed istituzioni.
Altro fronte di azione era la disoccupazione: con concretezza l’ANPI operò con la formazione di 16 cooperative tra ex partigiani nelle quali lavorarono per un certo periodo un centinaio di persone in attività di trasporto utilizzando mezzi requisiti in guerra o concessi subito dopo.
Più in generale ci fu un impegno delle forze democratiche, per uscire dalla miseria e dai disastri della guerra, ricostruire, rilanciare lavoro ed economia, che vide ben presente la nostra associazione. Ancora si ricorda l’input che proprio l’ANPI provinciale insieme al Fronte della Gioventù dettero per l’avvio a Cremona di quella Fiera agricola ed economica che si tenne per la prima volta in città tra il 22 giugno ed il 3 luglio 1946 e che tanto grande diventò nei decenni successivi.
Ma l’ANPI organizzò iniziative per l’approvvigionamento e la vendita a prezzi calmierati di alimenti quali mele acquistate in val Susa, farina, pasta del pastificio Combattenti.
Ricordiamo ancora che a Cremona ci fu uno dei 9 “Convitti scuola della Rinascita” che l’ANPI organizzò in Italia, sotto l’egida dei Ministeri Assistenza Postbellica e Pubblica Istruzione. Il nostro era Istituto Tecnico Superiore per periti agrari e caseari ed Avviamento professionale oltre che convitto da cui frequentare altri Istituti esterni cittadini. Ex partigiani (e non solo) di diverse zone del Paese, alcuni anche cremonesi, poterono così studiare e conseguire un titolo ed una professione. Il Convitto fu presente a Cremona, in via Tagliamento 1, dall’ottobre 1946 all’inizio degli anni cinquanta, con un numero di studenti nei vari periodi tra i 50 ed il centinaio. Poi si fuse col Convitto Rinascita di Milano (anche là si diplomarono alcuni cremonesi).
Non possiamo, alla fine di questi parzialissimi appunti, non ricordare che già nel ’46 l’ANPI dovette iniziare una azione, sia sul piano politico che legale, contro tendenze e fatti sempre più evidenti che vedevano man mano minimizzate e svuotate le responsabilità e le condanne per i fascisti mentre molti partigiani venivano messi sotto accusa. Un fenomeno che con la guerra fredda divenne sempre più grave e sul quale ci si dovette impegnare duramente per ottenere qualche risultato sia sul versante della difesa della verità storica che su quello dei destini di molti compagni partigiani ingiustamente perseguiti, imputati ed anche incarcerati.
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